Total War: Attila – Il crepuscolo di Roma

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“Gli Unni provocano la fuga dei nemici con l’orrore che si prova nel vedere il loro aspetto scuro, […] un grumo informe piuttosto che una testa, con due buchi piuttosto che occhi. La loro audacia è evidente nel loro aspetto selvaggio e sono esseri crudeli con i loro stessi figli fin dal loro primo giorno di vita, dal momento che subito tagliano le guance dei maschi con una spada, cosicché i neonati, prima ancora di ricevere il nutrimento del latte materno devono imparare a sopportare le ferite.”

No, non è l’incipit di un film di Abatantuono, ma di Giordane, storico del VI secolo e autore del De summa temporum vel origine actibusque gentis Romanorum – un titolo che da solo varrebbe metà tesi di laurea. Ed è perfetto per introdurre Total War: Attila, perché questo capitolo della saga di Creative Assembly non è affatto una commedia, ma un cupo viaggio nell’Apocalisse della tarda antichità.

Siamo nel V secolo d.C. e l’Impero Romano – che un tempo dominava dal Mediterraneo fino alla Britannia – è ormai un gigante dai piedi d’argilla. La gloria augustea è un ricordo lontano, mentre orde barbariche e regni emergenti si contendono le rovine della Città Eterna. Le pianure dell’Europa centrale tremano al galoppo degli Unni, veri spettri a cavallo che incarnano la paura e il caos. Non c’è più pace romana: solo conflitti, tradimenti, città bruciate e popoli in marcia. Un Warhammer 40K in salsa tardo-antica.

Atmosfera e difficoltà: il lato oscuro della saga

Se, come me, amate i toni cupi e drammatici, Attila è probabilmente il Total War più oscuro e spietato mai realizzato. Non solo per l’ambientazione, ma per le sue stesse meccaniche. La difficoltà è superiore rispetto a Rome II: ogni scelta pesa, ogni errore può costare caro. Creative Assembly, dopo le critiche ricevute, ha ascoltato la community e ha integrato molte idee emerse dal mondo del modding. Il risultato? Un titolo più profondo, punitivo ma appagante, che non lascia scampo ai giocatori distratti.

Gestione e politica

La base è quella di Rome II – città maggiori e minori, limiti alle armate – ma tutto è stato reso più intricato. La gestione interna è stata potenziata: non basta più mantenere alto l’ordine pubblico, ora bisogna fare i conti anche con igiene, pestilenze ed epidemie che possono diffondersi rapidamente. È persino possibile usare soldati infetti come arma biologica primitiva, inviandoli contro i nemici.

Torna anche il famigerato albero genealogico, amatissimo dai fan, insieme a un sistema politico più elaborato: bisogna bilanciare il potere tra popolo e nobiltà, gestire matrimoni, complotti e possibili guerre civili. Personalmente ho trovato questa parte talvolta dispersiva, ma rappresenta bene l’instabilità di un impero al tramonto.

Guerre, battaglie e il ritorno del fuoco

Sul campo di battaglia ritroviamo l’impianto classico della serie, con qualche modifica: i combattimenti sono più lenti e brutali, le falangi spariscono e la cavalleria diventa una minaccia costante. Le battaglie d’assedio sono più frequenti e hanno un peso reale: le mura crollano progressivamente, le città assediate cadono malate, e il fuoco – spettacolare da lontano – trasforma i centri abitati in scenari post-apocalittici.

Gli Unni introducono uno stile di gioco unico: non più imperi stanziali, ma tribù nomadi che si spostano di continuo, trasformando gli eserciti in città itineranti. Al contrario, i regni barbarici oscillano tra sedentarietà e migrazioni forzate, riproducendo il fenomeno delle Völkerwanderungen. Questa differenziazione strategica è una delle intuizioni più felici del titolo.

Impressioni finali

Rigiocare oggi Total War: Attila significa riscoprire un’esperienza che, nonostante gli anni, resta tra le più avvincenti e drammatiche mai viste nella saga. Certo, l’intelligenza artificiale è ancora spesso goffa e la campagna non è infinita, ma il mix di atmosfera, complessità gestionale e varietà strategica lo rende uno dei capitoli più maturi e affascinanti.

Se siete appassionati di storia, di grandi strategie o semplicemente vi intriga rivivere il crepuscolo dell’Impero Romano tra fiamme, pestilenze e invasioni barbariche, Attila è ancora oggi un titolo che merita spazio nella vostra libreria.

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